Nove giorni di preghiere per arrivare, il 19 marzo, a festeggiare San Giuseppe, occasione in cui emerge il forte senso di appartenenza degli isolani alla propria terra e il loro attaccamento alle tradizioni.
La sera del 18 tutti assistono al rito della “Duminiara”, in cui si fanno ardere tre cumuli di fascine di legna rappresentanti la Sacra Famiglia. Il giorno successivo, nella piazza principale, si allestisce un palco addobbato con ramoscelli di mirto a murtiddra. Poi, il momento più commovente della festa, il rito dell’Alloggiate rievocante la fuga in Egitto. Il rito religioso, celebrato solitamente dal vescovo di Trapani, è seguito dall’Ammitata di Santi, il tradizionale pranzo preparato per la Sacra Famiglia. La musica della banda accompagna un rito collettivo in cui si gusta pignolo, petra mennula, cubbàita di giuggiulena, cassateddre di ricotta, dolci tipici che vengono offerti, per devozione, dalle famiglie. Il 20 marzo, ultimo giorno dei festeggiamenti, si distribuiscono tre panuzzi per ogni famiglia, ricordando che il Santo Patrono dell’isola è protettore non solo dei lavoratori e della famiglia ma anche e soprattutto dei poveri.
La giornata è dedicata, contemporaneamente, a San Francesco di Paola, protettore della gente di mare. Sono giorni di gioia e coinvolgimento in cui sacro e profano si mescolano armonicamente.
I tradizionali giochi, i pignateddi, u iocu antinna, a cursa i sacchi, i canti, i balli e gli spettacoli che allietano la serate regalano a ognuno, ed in particolare agli emigrati nella terraferma e all’estero che quasi annualmente tornano in questa occasione, la consapevolezza del valore profondo che ha il legame con la propria terra.