Immaginate un pianoro a 250 metri sul livello del mare, pensate ad un luogo silenzioso, verdeggiante e ricco di acqua, uno spazio tranquillo e raccolto che si apre ad est verso l’orizzonte infinito. Infine, ponete al centro di questo paesaggio i resti di un edificio romano e una chiesetta bizantina. Il risultato è un posto unico sulle pendici dell’isola di Marettimo, isola preziosa che da eletta dimora di antichi dei a isola fenicia, punica, greca, romana, araba, normanna, spagnola e così via fino ai nostri giorni non ha mai perduto l’incanto di essere hierà, sacra.
Ogni dominazione, a suo modo, l’ha custodita eleggendola tempio, dimora, avamposto strategico, roccaforte o semplicemente riparo e luogo di approvvigionamento. Ogni popolo ha contribuito, secolo dopo secolo, a creare quello che oggi è Marettimo: un tesoro raro e magnifico in mezzo al mare.
Parte della straordinaria storia scritta su quest’isola è raccontata dal sito archeologico in contrada Case Romane dove per anni e con assoluta dedizione hanno lavorato le archeologhe Fabiola Ardizzone ed Elena Pezzini.
Grazie alla sua posizione strategica nel mare Mediterraneo, l’isola di Marettimo è stata, prima, un importante avamposto militare, un faro, usato da Sesto Pompeo per la difesa della Sicilia. Successivamente, un eremo per i monaci che cercavamo un ritiro spirituale. Il faro romano, in opus quasi reticolatum, è il miglior edifico del suo genere conservato in tutto il Mediterraneo e, altrettanto eccezionale in Sicilia, è la chiesetta normanna (XII sec.) derivata da modelli greci. Risale al 1994 la prima campana di scavi, la seconda, nel 2007, ha messo alla luce quello che probabilmente era un centro monastico bizantino del V-VI secolo d.c. con una chiesa a tre navate e un fonte battesimale dello stesso periodo.
Una scoperta, questa, di esclusiva importanza poiché quello di Marettimo è il primo monastero di questo periodo ad essere stato documentato pur essendoci delle prove scritte che attestano l’esistenza di altri eremi e monasteri in Sicilia e nelle isole circostanti.
La chiesa e il suo fonte battesimale sono simili per progetto e tecniche di costruzione a quelli ritrovati in Bizacena. Il fonte battesimale è ad immersione, orientato ad est, ha in superficie la forma di un ottagono a lati convessi con due rampe, di tre gradini ciascuna, sui lati ovest ed est. Nella vasca, al suo interno, è inscritto un cerchio, mentre il fondo è rettangolare. Le superfici interne sono rivestite di intonaco con tracce di decorazione dipinta ad imitazione del marmo.
L’orientamento del fonte è condizionato dalla liturgia del battesimo. La rinuncia a Satana avveniva verso Ovest, luogo delle tenebre, dove tramonta il sole, mentre la professione di fede si faceva rivolti ad Est, verso l’orizzonte da cui si vede sorgere il Sole, simbolo di Cristo luce del mondo.
Discesa e risalita, dunque, dal peccato alla vita eterna, un cammino spirituale che a Marettimo toccava una tappa cardinale all’insegna della rinascita e della bellezza.
Allora come oggi, per vie diverse e motivazioni differenti, il senso di una visita a Case Romane rimane lo stesso: una passeggiata nel cuore della montagna di Marettimo alla ricerca di armonia, fascino e splendore. Il mare, infine, e i toni del suo profondo blu incorniciano, con accordi sublimi, il dipinto reale di un’sola incomparabile.
Da diversi anni, ormai, l’alba di un giorno di Settembre, che si aspetta ascoltando la musica, perfetta ed armoniosa, del trio Animeincanto, è diventata il simbolo della magia che appartiene solo al pianoro di Case Romane.
Quest’anno l’incanto si ripeterà al sorgere del sole del 10 settembre. Un giorno nuovo da iniziare insieme, in pace, perché il tempo appena prima dell’alba è un tempo speciale, carico di energia in cui solo la luce e l’anima si muovono.