Nasce con obiettivi di tutela, valorizzazione, promozione dello sviluppo sostenibile, ma anche ricerca e monitoraggio. Coi i suoi 53.992 ettari di estensione, rappresenta la riserva marina più grande del Mediterraneo. È  l’AMP, l’Area Marina Protetta Isole Egadi, istituita nel 1991 e gestita, dal 2001, per conto del Ministero dell’Ambiente, dal Comune di Favignana. Un patrimonio immenso, di fronte alla costa nord-occidentale della Sicilia, di cui è direttore Stefano Donati.

Stefano Donati, direttore dell’Area Marina Protetta Isole Egadi

Da quanti anni ricopre questo ruolo? Ne ha altri o si dedica completamente all’Amp?

“Sono direttore dell’Area Marina Protetta Isole Egadi dal 2010 e non ricopro altri ruoli perché questo compito è molto impegnativo. Fino al 2012, per 13 anni, ho lavorato anche presso il ministero dell’Ambiente, occupandomi di aree marine protette a livello centrale, seguendo istruttorie per l’istituzione, regolamenti, progetti, linee guida. Poi nel 2010 ho deciso di provare a mettere alla prova quanto avevo imparato, in prima linea, in un’area marina protetta che aveva eccezionali potenzialità, ma completamente inespresse. Oggi posso dire che questa sfida è stata vinta alla grande, siamo un modello per l’Italia e per l’Europa”.

Quali compiti svolge l’AMP più grande d’Europa?

“Ne svolge moltissimi. Facciamo conservazione, con progetti di tutela di posidonia oceanica, coralligeno, foca monaca, fauna ittica. Ad esempio, abbiamo azzerato lo strascico illegale sotto costa (-85%), ridotto l’erosione dei fondali provocato dalle ancore delle barche (gestiamo 182 gavitelli nelle cale più belle e vulnerabili), combattuto il bracconaggio (pesca sub) e i ‘ricciaioli’, che sono una piaga sociale legata alla malavita organizzata. E poi facciamo ricerca, monitoraggio: abbiamo accertato il ritorno della foca monaca, dimostrato la ripresa della fauna ittica e dell’ambiente marino in generale. Lo studio realizzato con l’Università di Palermo dice che l’AMP vale, ogni anno, più di un miliardo di euro. Ci occupiamo anche di comunicazione ed educazione ambientale, con scuole e turisti; facciamo prevenzione e informazione: ogni giorno abbiamo in mare 4 gommoni, attorno alle 3 isole, che fanno 3 uscite al giorno, e a fine anno abbiamo 5.000 ore di navigazione con ogni mezzo. Facciamo sorveglianza, con la Polizia Municipale in mare, e pianificazione della fascia costiera, dando pareri su tutto quello che avviene sulla costa, in quanto siamo anche gestori, per conto della Regione, del Sito marino di Importanza Comunitaria: e gli abusi sono ormai un ricordo. Infine ci occupiamo di promozione dello sviluppo sostenibile, affiancando le imprese per migliorare le loro performance ambientali (80 ditte con il marchio di qualità dell’AMP) e promuovendo progetti di gestione sostenibile della fascia costiera (Medonia, Egadi Cosmesi)”.

Tante attività e tutte impegnative. L’Amp può essere un’opportunità di lavoro anche per i giovani?

“Le ricadute occupazionali ed economiche di una moderna area marina protetta sono soprattutto indirette, come sta avvenendo alle Egadi, con l’AMP sempre sui media, con un gran lavoro di marketing territoriale e con un turismo che ha tassi di crescita del 5-10% ogni anno. Questo genera un incredibile indotto, che alimenta l’occupazione in tutti i settori. In ogni caso, nell’AMP Egadi abbiamo anche ricadute occupazionali dirette: circa 15-20 persone lavorano per noi tutto l’anno, tra contratti a progetto, collaborazioni continuative e cooperative che vincono le gare pubbliche per l’affidamento dei servizi.  In estate arriviamo a 45-50, un numero incredibile. L’opportunità quindi c’è, ma è precaria, perché al momento l’Amministrazione ha le piante organiche bloccate dalle varie nore per il contenimento della spesa. E’ un errore e un peccato, perché stiamo formando e professionalizzando ad alto livello un gruppo eccezionale, che andrebbe stabilizzato”.

Con quali enti collabora l’AMP e in quali settori?

Con tutte le istituzioni (Ministeri, Regione, Soprintendenze, Prefettura, Procura della Repubblica) c’è un rapporto di grande rispetto e considerazione per quello che facciamo. E anche con le Forze dell’Ordine c’è una collaborazione e una sinergia notevole. Ma il massimo del riscontro lo abbiamo con il mondo della ricerca e con il settore economico e produttivo: tutti i maggiori Enti di ricerca in campo marino lavorano con noi su progetti importanti (ISPRA, ENEA, CNR, Università, CoNISMa), mentre varie aziende ci sponsorizzano e sostengono (Riomare, Fondazione Tim, Toshiba, Prada, per citarne alcune) e altre si stanno avvicinando, anche a livello locale”.

Cosa ne pensa della nascita della nuova Pro Loco e del settimanale “La Tartaruga”?

“Un’organizzazione che si occupi di fare promozione e marketing territoriale a livello associato è importante in una realtà come questa. La sfida per la Pro Loco è diventare rappresentativa di tutti i soggetti e tutte le categorie, in tutte le isole, superando le divisioni e i personalismi, che in questo territorio sono un problema serio. E il giornale è partito con un nome che non può che piacermi”.