La Grotta del Genovese è un esempio virtuoso di collaborazione tra pubblico e privato. A parlare è la dottoressa Rossella Giglio, Soprintendente BB.CC.AA di Trapani, Sezione per i beni archeologici, che si complimenta con il custode-guida Natale Castiglione per la gestione del prestigioso sito.

Ogni anno mi organizzo per fare una visita a questo straordinario monumento che, grazie all’attenzione dei proprietari, viene tutelato in tutti i suoi aspetti. Il sito ha infatti bisogno di una temperatura costante, del dosaggio dell’umidità e il fatto di far entrare i visitatori a scaglioni è una scelta importante per il suo rispetto”. La Giglio sottolinea come nonostante i suoi 13.000 anni di età, la grotta abbia ancora molto da raccontare. “Con l’ausilio delle nuove tecnologie la grotta è oggetto di studi continui. Il prossimo anno la presenterò, insieme ad altri testimonianze prestoriche del litorale, ad un congresso in Val Camonica. In futuro sarebbe bello fare un video che ricostruisce lo sviluppo della vita in questa grotta, in più lingue, da poter mostrare ai visitatori, sia in un’ottica di promozione del territorio che di possibilità di dare lavoro ai più giovani”.

Poi un commento sull’uso improprio che spesso si fa dei beni culturali. “È impensabile trovare siti archeologici con musica da stadio o luci psichedeliche, come al tempio di Selinunte, dove andrebbero messe candele. I finanziamenti purtroppo non sono molti e a volte non si hanno risorse neanche per la manutenzione dei siti. Così capita di affittare spazi per un giorno a privati, confidando nel rispetto di quel bene inestimabile che si lascia utilizzare”.